Cronaca

Il Papa che ha portato la Croce fino all’ultimo / di Italo Cucci

Di Italo Cucci

ROMA (ITALPRESS) – Cercava da giorni la buona morte, voleva testimoniare il suo dolore contro la ferocia delle guerre offrendosi in sacrificio. Ha celebrato la Messa di Pasqua dedicandola a un’umanità che lo ha tradito proprio dopo aver rivolto l’ultima volta lo sguardo ai simboli della fede, il Pane e il Vino. La croce l’ha portata in vita, fino all’ultimo, e dopo aver capito l’inutilità di tante parole – anche in forma di preghiera – ha lasciato che il cuore si fermasse davanti all’orrenda e continua manifestazione di finto pacifismo.

Sì è sentito abbandonato, almeno per un attimo, come Gesù Cristo. Non solo dai potenti, ma anche dagli inetti perbenisti che l’hanno offeso fino a ieri. Non a caso ha voluto dedicare il suo ultimo atto apostolico ai carcerati. Nessuno dei Papi della mia vita – a partire da Pio XII – è morto con tanto dolore fisico e morale: Francesco lo esibiva senza pudore anche per confessare la sua incapacità – davanti a tanto odio – di fare il miracolo della pace. Chissà quante volte ha pensato a Giovanni XXIII che con un duro e santo rimprovero aveva fermato la guerra di Cuba. Ha rinunciato anche a ogni esibizione di santità che a un Papa si concede.

Ha voluto morire da uomo perché gli uomini capissero che voleva solo raggiungere i morti di tante guerre,le madri, i padri, i vecchi come lui che hanno realizzato non sempre senza colpa l’ennesima strage degli innocenti spesso usati come scudo. La sua vita e missione nell’Argentina dei desaparecidos, trasferita nella Casa di Pietro, non ha trovato il sollievo dello spirito cui anelava, neanche nella sua Chiesa che oggi assiste ferita non solo alla sua morte ma anche alla sconfitta della sua bontà sociale.

Non basterà fare un altro papa se la Provvidenza non sceglierà che sia davvero un soldato di Cristo armato per sconfiggere gli ipocriti. È bello ricordarlo come quel giorno che riunì in San Pietro il popolo degli sportivi – anche atleti di Dio – e rivedere la sua schietta ma fugace allegria. Padre nostro.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

Di Italo Cucci

ROMA (ITALPRESS) – Cercava da giorni la buona morte, voleva testimoniare il suo dolore contro la ferocia delle guerre offrendosi in sacrificio. Ha celebrato la Messa di Pasqua dedicandola a un’umanità che lo ha tradito proprio dopo aver rivolto l’ultima volta lo sguardo ai simboli della fede, il Pane e il Vino. La croce l’ha portata in vita, fino all’ultimo, e dopo aver capito l’inutilità di tante parole – anche in forma di preghiera – ha lasciato che il cuore si fermasse davanti all’orrenda e continua manifestazione di finto pacifismo.

Sì è sentito abbandonato, almeno per un attimo, come Gesù Cristo. Non solo dai potenti, ma anche dagli inetti perbenisti che l’hanno offeso fino a ieri. Non a caso ha voluto dedicare il suo ultimo atto apostolico ai carcerati. Nessuno dei Papi della mia vita – a partire da Pio XII – è morto con tanto dolore fisico e morale: Francesco lo esibiva senza pudore anche per confessare la sua incapacità – davanti a tanto odio – di fare il miracolo della pace. Chissà quante volte ha pensato a Giovanni XXIII che con un duro e santo rimprovero aveva fermato la guerra di Cuba. Ha rinunciato anche a ogni esibizione di santità che a un Papa si concede.

Ha voluto morire da uomo perché gli uomini capissero che voleva solo raggiungere i morti di tante guerre,le madri, i padri, i vecchi come lui che hanno realizzato non sempre senza colpa l’ennesima strage degli innocenti spesso usati come scudo. La sua vita e missione nell’Argentina dei desaparecidos, trasferita nella Casa di Pietro, non ha trovato il sollievo dello spirito cui anelava, neanche nella sua Chiesa che oggi assiste ferita non solo alla sua morte ma anche alla sconfitta della sua bontà sociale.

Non basterà fare un altro papa se la Provvidenza non sceglierà che sia davvero un soldato di Cristo armato per sconfiggere gli ipocriti. È bello ricordarlo come quel giorno che riunì in San Pietro il popolo degli sportivi – anche atleti di Dio – e rivedere la sua schietta ma fugace allegria. Padre nostro.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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